La semina del mattino
33. «Va, profetizza al mio popolo!» (Am 7,15).
Il compito del profeta è delineato nel suo nome: non parla da sé, ma riferisce quanto gli ha detto il Signore. A poco valgono le sue capacità, la sua condizione sociale, le sue benemerenze: le sue parole e la sua stessa vita possono creare imbarazzo. Può essere ostacolato o fermato perchè non dotato o non ritenuto all’altezza del compito. Le effettive sue capacità si manifestano però nell’umiltà dell’obbedienza, anche nell’ambiente più insignificante dove opera con zelo amorevole, pienamente consacrato al servizio del suo popolo. Nella sua missione ciò che parla è prima di tutto la vita anche con prerogative di insufficienza o di affermata cultura, di emarginazione o di vistosa notorietà. Questo conferisce al più sconosciuto degli uomini ed al più piccolo dei borghi della terra, una nomea grandiosa ed una risonanza universale. S. Giovanni M. Vianney (1786-1859), il curato di Ars, nella Francia, con la sua vita umile e mortificata e la testimonianza di piena dedizione pastorale a Dio ed ai fratelli, per la semplicità e la ricchezza del suo sacerdozio fu strumento dell’infinita misericordia di Dio. Lunghe ore di preghiera davanti al tabernacolo di notte e di giorno, file interminabili di fedeli di ogni età e ceto sociale al suo confessionale, lotte diaboliche continue, estenuanti mortificazioni, sono il corredo di un uomo che a mala pena riuscì ad essere ordinato prete, ma che da Ars fece brillare la luce folgorante del servizio pastorale e dell’eroismo sacerdotale. È patrono dei parroci e loro modello per la guida delle anime. P. Angelo Sardone