La semina del mattino
253. «Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò profondamente» (Os 14, 5).
Il tema dominante nella predicazione del profeta Osea è quello della fedeltà, “hesed” nel linguaggio biblico, in un tempo di disordini e corruzione morale e religiosa. La sua è una religione del cuore, profondamente ispirata all’amore di Dio. I rapporti tra Jahwé ed il suo popolo sono espressi con i termini propri del matrimonio e l’elemento portante della fedeltà, che sembra misconosciuto al popolo stesso. Essa significa anche grazia e amore, che sono la sua base sia in campo morale che giuridico. Si specifica all’interno dell’alleanza che Dio ha concluso con Israele, dono e grazia, ma anche suo preciso dovere nel rispettarla. L’amore di Dio, un impegno obbligante vero e proprio, si manifesta come amore che dona e si dona, tenerezza e volontà più potente del tradimento, grazia più forte del peccato. La malattia tipica del popolo d’Israele non solo nell’esodo ma anche nelle vicissitudini storiche interne alla sua monarchia, è proprio l’infedeltà a Dio. Il facile riconoscimento ad altri dei della potenza, fertilità, e addirittura attribuire a Jahwé il titolo di Baal, fa infuriare i profeti. Dio come medico efficace interviene per guarirla attraverso la medicina del suo profondo amore. Questa realtà si riproduce e ripercuote facilmente in ogni tempo nel nuovo popolo d’Israele. Diviene fin troppo facile e apparentemente conveniente cedere alle lusinghe degli idoli antichi e nuovi, più appaganti e gratificanti, anziché sottostare alle clausole dell’alleanza che sono scritte nel cuore ed hanno nel Crocifisso l’attestazione più grande e concreta. P. Angelo Sardone