La semina del mattino
445. «Il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia» (Esd 1,1).
Il Libro di Esdra appartiene ad un secondo gruppo di libri storici che ripetono e concludono la storia che va da Giosuè sino alla fine dell’epoca dei Re. Era un tutt’uno col libro di Neemia. Prende il nome da Esdra, un sacerdote scriba e studioso della Legge della comunità di Babilonia che aveva fatto ritorno a Gerusalemme. Esdra leggeva la Legge e gli scribi la commentavano. Ciro II, invece, è il grande re di Persia che compare nell’Antico Testamento come speranza di restaurazione per Giuda e Gerusalemme. Il profeta Isaia lo definisce col titolo grandioso di “unto di Jahwè”, benedetto da Dio con le sue conquiste. Aveva intrapreso la sua azione bellica contro Babilonia nel 546 a.C. e la concluse con la resa della città il 539 in autunno. Nel 538 con un apposito editto permise agli Ebrei in esilio a Babilonia di tornare a Gerusalemme e di ricostruire la città ed il tempio. Il suo atteggiamento era in armonia con quanto fatto da lui in Mesopotamia dove aveva riportato nei templi originari gli dei le cui immagini erano state catturate. Gli Ebrei che non avevano immagini, ricevettero i vasi sacri che erano stati deportati da Nabucodonosor. La storia lo ricorda come un grande comandante, un sovrano illuminato, amante dell’arte e della cultura. Anche Israele gli sarà perennemente grato perché per opera sua dopo circa settant’anni d’esilio il popolo potrà tornare a Gerusalemme. La storia sacra si interseca con quella profana: da entrambe traspare la grande regia del Dio del cielo. È importante per i cristiani conoscere questi avvenimenti per non essere sopraffatti da conoscenze diverse che fratelli di altre fedi hanno e testimoniano con fermezza. P. Angelo Sardone