526. «Se avessi dato attenzione ai miei comandi»

La semina del mattino
526. «Se avessi dato attenzione ai miei comandi» (Is 48,18).

Gli oracoli del profeta Isaia pur essendo complessi scorrono sul piano della salvezza attraverso la storia delle cose passate e l’annunzio di nuove. Spesso per sua bocca Jahwé ritorna a far considerare gli avvenimenti del passato, a partire dalle promesse fatte ad Abramo, confermate a Mosé, attuate nella storia recente. Il dato è chiaro: il Signore è il Redentore, il Santo, colui che insegna per il bene singolo e del popolo e guida sulla strada della salvezza e della vita. Chi ascolta e presta attenzione ai suoi comandi vede l’abbondanza dei beni scorrere come un fiume ed il trionfo della libertà come le onde del mare. Chi si fida di Lui ha una discendenza numerosa come la sabbia del mare ed il suo nome è onorato e ricordato davanti a Dio e davanti agli uomini. La storia d’Israele insegna che non sempre la fedeltà a Dio si è mantenuta alta, anzi i contatti con i popoli della terra promessa e le contaminazioni con gli idoli spesso hanno tradito il senso e gli elementi dell’alleanza. Gli interventi del Signore ieri come oggi, sono quelli di un Padre buono che con tenerezza ed anche con fermezza fa sentire la sua voce e mette in crisi le coscienze facendo sentire nell’intimo un dolce rimprovero «se tu mi avessi ascoltato, se avessi messo in pratica le mie parole, i risultati sarebbero stati diversi», proprio come fa un padre o una madre. Il cammino di preparazione al Natale esige, tra le altre cose, anche un esame attento della propria coscienza e della vita, per eliminare ciò che è negativo e dare spazio a ciò che nobilita e redime dagli errori. P. Angelo Sardone