La semina del mattino
532. «Come una donna abbandonata, ti ha richiamata il Signore.
Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti raccoglierò con immenso amore» (Is 54,6-7). Il linguaggio profetico è fortemente colorato da tinte profondamente umane che rendono il messaggio più comprensibile nel lessico e nella simbologia adoperata. Spesso il Signore si rivolge al suo popolo come ad una donna nelle sue diverse tipologie di vergine, maritata, florida, sterile, giovanetta, matura. Sempre presente è comunque l’invito di speranza di Dio e del suo profeta al popolo di ieri e di oggi che sembra senza futuro e vive l’angoscia della deportazione e dell’abbandono. Egli si presenta come il creatore, il condottiero degli eserciti, il redentore, e, soprattutto, lo sposo. Offre le sue garanzie: la donna abbandonata sarà da Lui raccolta con amore immenso; lei alla quale è stato nascosto per poco il suo volto, sarà oggetto della pietà senza più ira e minacce. La sua afflizione e sconsolazione, determinate dai turbini della vita, saranno superate da una vita nuova fondata sulla preziosità come i zaffiri e lo stibio, un elemento chimico abbastanza solido. All’abbandono sciagurato della legge di Dio segue la desolazione, superata però dalla costante presenza di Dio che ama teneramente e profondamente. La tenacia dell’amore di Dio continua a manifestarsi in ogni tempo ed in ogni luogo con la prospettiva del benessere della vita e la solidità della fede. Ma ciò non basta: occorre la corrispondenza perseverante dell’uomo basando il tutto sulla fiducia e sul suo abbandono filiale. P. Angelo Sardone