La semina del mattino
585. «La gloria del Signore riempiva il tempio del Signore» (1Re 8,12).
La gloria del re Salomone si consolidò anche con la costruzione del tempio. Ciò che suo padre Davide aveva ipotizzato e non aveva potuto fare, lo compie il figlio in un tempo di pace. L’anno 430 dall’uscita dall’Egitto si cominciò a costruire il tempio, sontuoso, grande, con l’utilizzazione del materiale e dei prodotti più pregiati senza risparmio alcuno. Doveva essere la casa del Signore, la dimora di Dio tra gli uomini. Il Signore stesso glielo aveva confermato: «Io abiterò in mezzo agli Israeliti e non abbandonerò il mio popolo». Ci vollero sette anni. L’ultima operazione fu quella di far trasferire in esso dai sacerdoti in una apposita cella, l’Arca dell’Alleanza nella quale Mosè aveva conservato le due tavole in pietra della Legge. Non appena uscirono dal tempio, esso fu invaso da una nube che lo riempì tutto con la gloria di Dio. La nube era la manifestazione sensibile della presenza di Dio che in un certo senso prendeva possesso del santuario. Si delinea così tutta la teologia del tempio come casa di preghiera per tutti i popoli, luogo della presenza di Dio. Gesù si recava spesso e qui insegnava apertamente. Aggiunse poi che Egli era più grande del tempio e che il tempio vero, non fatto da mani d’uomo, era il suo corpo, il centro del culto, il luogo dove Dio è presente nella sua dimora. Il tempio di Salomone sarà distrutto da Nabucodonosor il 587 a.C. Un secondo tempio sarà costruito all’epoca di Esdra e Neemia nell’arco di 46 anni e distrutto dai Romani il 70 d.C. A questa casa si addice la santità. P. Angelo Sardone