La semina del mattino
894. «Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17).
Sono frequenti e poetiche le immagini di cui la Liturgia si serve, sulla base della Sacra Scrittura, per evidenziare l’importanza del tempo di Avvento, non solo come rievocazione del passato e della prima venuta nella carne di Gesù, il Salvatore, ma anche e soprattutto come «kairos», cioè tempo favorevole e di salvezza attuale. Deve essere somma l’attenzione da prestare all’ascolto ed alla lettura della simbologia biblica e liturgica. Uno degli elementi simbolici che caratterizzano il Natale e permettono una rilettura messianica, è la stella di cui fa menzione il Vangelo di Matteo. Ancora prima di lui ne parla il vaticinio del veggente Balaam, il quale nonostante sia definito «maestro di falsa dottrina» (2Pt 2,16), pronunzia oracoli di benedizione per Israele. La stella è l’assoluto in altezza al di sotto del trono di Jawhè ed il colmo dell’ambizione umana. Al di là della stella in quanto astro lucente, secondo gli esegeti, in particolare il card. Ravasi, la traduzione antica del frammento ebraico in lingua aramaica è: «Un re spunta da Giacobbe». La stella è dunque il re Messia che verrà e che l’Apocalisse definisce «stella radiosa del mattino» (Apc 22,16). Quanto è importante e formativa una lettura approfondita e non superficiale delle pagine bibliche per comprendere al meglio ciò che celebriamo ed il corredo apposto all’evento! La stella è dunque non solo l’astro che emette luce ed indica il cammino nella strada buia, ma anche e soprattutto Gesù Cristo che con la sua luce riscalda ed indica la via anche in pieno giorno. P. Angelo Sardone