La semina del mattino
988. «Camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici» (Ger 7,23).
La felicità piena si concretizza quando si realizza la propria vocazione. Ciò implica la conoscenza della volontà di Dio che si manifesta attraverso un cammino di discernimento e si realizza con una pronta risposta alla chiamata. Oggi si ricorda il 145° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di S. Annibale M. Di Francia, a lui conferita a Messina la mattina del 16 marzo 1878 dal card. Giuseppe Guarino. La cronaca del tempo ed i ricordi storici sono esigui. Si sa solo che in quella giornata, sabato delle quattro tempora, nella chiesa annessa al Monastero dello Spirito Santo che poi diventerà Casa Madre delle suore Figlie del Divino Zelo, l’arcivescovo Guarino «promosse» 4 diaconi al presbiterato ed altri seminaristi agli ordini sacri. Negli scritti di sant’Annibale non c’è alcun richiamo al giorno della sua ordinazione sacerdotale. L’arcivescovo mons. Angelo Paino, la sera del 1° giugno 1927 nel santuario di S. Antonio, a Messina, mentre affranto piangeva e pregava accanto alla bara di S. Annibale, baciando i piedi, le mani e la fronte del santo suo canonico, lo definì «eletta perla di sacerdote». S. Annibale aveva confidato che la sua vocazione sacerdotale ebbe tre qualità: fu improvvisa (accecato di colpo dalla luce di Dio), irresistibile (doveva assolutamente cedere), sicurissima (non poteva minimamente dubitare di quella chiamata). Nell’omelia della sua beatificazione S. Giovanni Paolo II affermò di lui: «Amò profondamente il suo sacerdozio; lo visse con coerenza, ne esaltò la grandezza nel popolo di Dio». In un tempo di grave crisi di vocazioni sacerdotali e religiose, una testimonianza così significativa è icona efficace per i sacerdoti, i seminaristi e per quanti stanno facendo discernimento sul dono sublime del sacerdozio. P. Angelo Sardone