La semina del mattino
1037. «Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate» (At 13,16).
È cominciato il primo viaggio missionario di Saulo, accompagnato da Barnaba, perché così ha deciso lo Spirito Santo che li ha fatti segregare, destinandoli alla sua opera. Dopo l’evangelizzazione dell’isola di Cipro ad opera di Barnaba, il più anziano, e Saulo che da ora in poi viene chiamato Paolo, i missionari passano dalla predicazione ai Giudei a quella ai pagani, dirigendosi verso Antiochia di Pisidia. A Cipro c’era stato un grande convertito, Sergio Paolo. Forse proprio per questo, o perché già l’aveva come secondo nome, S. Luca d’ora in poi sostituirà al nome Saulo quello di Paolo che prenderà definitivamente in mano le redini della evangelizzazione. Nella sinagoga di Antiochia, dopo la proclamazione di letture tratte dalla Torah e dai Profeti, Paolo prende la parola e tiene una lunga omelia con forti connotati e reminiscenze bibliche. In essa ci sono i parametri innanzitutto della comprensione delle Scritture e poi anche i criteri della nuova evangelizzazione che dirige tutto il fatto storico antecedente a Cristo. I suoi interlocutori sono definiti timorati di Dio. L’annunzio non si restringe dunque più agli uomini e donne di fede ebraica, gli «uomini di Israele» ma è per tutti indistintamente. È assolutamente importante l’ascolto dal quale sarà veicolata poi la fede. All’origine della missione c’è la chiamata. Quella operata dallo Spirito si esprime con l’elezione di Saulo che in forza di essa assume il nome nuovo, Paolo, e si realizza in termini completamente nuovi. Messo da parte il passato e le sue glorie, Paolo comincia seriamente con toni nuovi e identità nuova la sua missione evangelizzatrice che sfiderà gli uomini ed i tempi. P. Angelo Sardone