La semina del mattino
1106. «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà» (Gn 41,55).
La lettura liturgica della Parola di Dio nella celebrazione eucaristica giornaliera, nell’intento di offrire uno sguardo generale dell’intera Sacra Scrittura, segue alcuni criteri che non sono propriamente cronologici, ma tematici. In questa maniera nell’arco di due anni, contrassegnati come pari e dispari, si attua una lettura più o meno globale del testo sacro. Gli ultimi undici capitoli del libro della Genesi, sono caratterizzati dall’evento storico del trasferimento di Giacobbe e dei suoi figli in Egitto. Qui era già giunto, venduto dai fratelli ad alcuni mercanti, il penultimo dei figli del grande patriarca, Giuseppe. La sua «pecca» di sognatore aveva indotto gli incauti ed invidiosi fratelli a voler compiere il gesto esecrabile, sventato peraltro da Giuda, di ucciderlo. La provvidenza di Dio aveva fatto il resto portandolo in Egitto alla corte del faraone di cui era divenuto fiduciario, avendo correttamente interpretato alcuni suoi sogni. Nel corso della terribile carestia che infieriva su tutta la terra, la terra del Nilo aveva molto grano custodito e messo in vendita anche ai forestieri. Gli egiziani affamati erano ricorsi al faraone che li aveva sollecitati ad «andare» da Giuseppe, promosso capo di tutto il paese d’Egitto. Questa espressione è divenuta classica e si è propagata dal grande patriarca fino a Giuseppe, padre putativo di Gesù di Nazaret. La tradizione cristiana e la devozione di diversi Santi, compreso S. Annibale, hanno preso alla lettera l’ingiunzione. Nel quartiere Avignone a Messina, luogo del primo apostolato del santo canonico messinese, prima di S. Antonio, S. Giuseppe era il celeste provveditore che procurava non solo il pane ma anche la soluzione di molteplici problemi. P. Angelo Sardone.