La semina del mattino
1122. «In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole» (Es 20,1 ss).
Dio e Mosè si incontrano sulla vetta del monte Sion. È, insieme col passaggio del mar Rosso, l’avvenimento più importante nel cammino di liberazione dall’Egitto e di costituzione di Israele come popolo di Dio. È l’evento del dono del «decalogo», le dieci parole, ossia i comandamenti, le parole di Dio per eccellenza. La storia sacra riporta lo stesso evento secondo la tradizione deuteronomista nel libro appunto del Deuteronomio (5,6-22). La formulazione è breve perché possa essere ricordata a memoria e copre l’intero campo della vita religiosa e morale. È il cuore della legge mosaica: Cristo richiamerà continuamente la loro osservanza ed aggiungerà quale sigillo di perfezione, i suoi consigli evangelici (Mc 10,7-21). Una condizione indispensabile è il fatto che Dio richiede un culto esclusivo, frutto dell’alleanza e distingue il popolo di Israele da tutti gli altri popoli. Tanto si è scritto e si continuerà a scrivere su questo evento. I primi quattro comandamenti si riferiscono ai doveri verso Dio; i rimanenti sei a quelli verso gli altri uomini. L’origine divina implica la solenne autorità dei comandamenti. Ai tempi della proclamazione del Vangelo, il decalogo non aveva ancora acquistato una forma fissa e l’importanza che acquisterà invece con la diffusione del Cristianesimo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica riporta una complessiva e sistematica trattazione dei dieci comandamenti nella seconda parte del testo. La Tradizione della Chiesa ha sempre riconosciuto in essi un’importanza ed un significato fondamentali perché enunziano le esigenze dell’amore di Dio ed hanno un posto preponderante nella catechesi dei battezzati. P. Angelo Sardone