La semina del mattino
1185. «Potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola» (Sal 103, 20).
La riforma liturgica ha disposto in un’unica celebrazione la festa dei tre Arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele che anticamente avevano giorni propri. Il criterio metodologico è dettato dal voler dare rilievo a questi tre angeli, gli unici, i cui nomi sono contenuti nella Scrittura e sono parte dei sette che sono sempre pronti alla presenza della gloria del Signore. La loro identità è espressa nel nome teoforico e si esplica nella personale missione ricevuta da Dio: Michele che significa «chi è come Dio», Raffaele, «medicina di Dio» e Gabriele «uomo di Dio o fortezza di Dio» secondo l’etimologia aramaica. Oltre essere apparire già nel libro dei Numeri come nome di persona, Michele è menzionato nel libro del profeta Daniele come il gran principe che vigila sui figli dell’uomo e nell’Apocalisse come capo degli angeli che combattono contro il drago. Raffaele che è un nome proprio di persona adoperato in Israele, ha il suo ruolo determinante nel libro di Tobia nelle vicende di Tobia e Sara, legate alla loro purificazione e guarigione. Gabriele, già presente nelle visioni di Daniele è il messaggero inviato da Dio a Maria di Nazaret. Questi fondamenti biblici sono essenziali e devono essere presi in considerazione dai cristiani, soprattutto oggi dinanzi ad una proliferazione scomposta ed ambigua di una sorta di diffusa «angelologia» che sposa bene credenze esoteriche e di new age e genera confusione e disagi in persone semplici, credulone o psichicamente labili. La pietà popolare verso gli Angeli è legittima e salutare, ma potrebbe dare luogo a facili deviazioni. L’odierna festa è un tributo di lode al Signore ed uno stimolo ad uno stile di vita caratterizzato da gratitudine a Dio, pietà necessaria per essere alla presenza degli Angeli, fiducia nell’affrontare le diverse situazioni di vita. Auguri a tutti quelli che portano i loro nomi e godono della loro speciale protezione. P. Angelo Sardone