La semina del mattino
1254. «La mano del Signore si poserà su questo monte» (Is 25,10).
Il sentiero dell’Avvento porta ad un monte dove il Signore ha preparato per tutti un banchetto eccezionale con vivande prelibate e vini succulenti. Il suo scopo è eliminare la morte per sempre, asciugare le lacrime su ogni volto e posare su ciascuno la sua mano provvidente. In questa logica di vita si pone la testimonianza di uno dei santi più noti e venerati dell’agiografia cristiana, S. Nicola di Mira (260-326) o, come più comunemente è conosciuto, S. Nicola di Bari, dal momento che nel 1087 le sue reliquie furono trafugate e ivi condotte per essere venerato come protettore, patrono, e ponte di dialogo tra l’Oriente e l’Occidente. Nato a Patara, nella Licia, sulla costa meridionale dell’attuale Turchia, sin da giovane si esercitò nelle virtù cristiane, in particolare la carità e castità. Le riconosciute sue doti di pietà gli valsero la nomina a vescovo di Mira. Prese parte al Concilio di Nicea (325 d.C.). È noto l’episodio della salvezza di tre fanciulle avviate dal loro padre, caduto in disgrazia economica, alla prostituzione, per procurarsi il denaro necessario per il matrimonio. Il santo diede per dote a ciascuna di loro un sacchetto contenente il denaro sufficiente. L’iconografia lo ritrae con ai piedi tre palle d’oro che richiamano i sacchetti di monete d’oro, come anche la salvezza di tre uomini ingiustamente condannati a causa di tafferugli avvenuti nella città di Mira. Un suo efficace intervento salvò la stessa città dalle eccessive tasse imposte dall’imperatore. L’omonima basilica a Bari, è meta continua di pellegrinaggi provenienti soprattutto dall’est-Europa. Auguri a tutti coloro che portano il nome di Nicola e i suoi derivati, perché, secondo l’etimologia propria del nome, siano vittoriosi sul male. P. Angelo Sardone