La semina del mattino
1341. «Pasci il tuo popolo con la tua verga» (Mic 7,14).
Il profeta Michea fu contemporaneo di Osea ed Isaia. Svolse la sua attività profetica prima e dopo la presa di Samaria, capitale del Regno del nord, caduta il 721 a.C. La distinzione tra profeti «maggiori e minori» è dovuta fondamentalmente alla consistenza dei loro scritti, ma certamente ognuno di loro, chi più, chi meno, ha grande peso ed importanza nella storia di Israele. Nell’accezione comune si ricorda in particolare il suo oracolo sull’origine del Messia da Betlemme di Efrata. Non sono da meno gli oracoli che sviluppa nei sette capitoli che compongono il suo libro. Il tenore del suo dire è duro: non ha paura di distinguersi dai falsi ispirati e la sua parola risuona come condanna ed annunzio di sventura. Nella sua predicazione non si salvano i potenti, i ricchi, i creditori spietati, i fraudolenti, i capi, i giudici. Questo, certamente, il motivo per il quale un suo oracolo risuona in questo Tempo di Quaresima, non tanto per rimproverare, quanto per indurre ad una riflessione seria e motivata per cambiare vita, amare la pietà e camminare rettamente secondo Dio. Proprio a Dio, nell’ultima parte del libro in un’accorata preghiera si rivolge il profeta con un’espressione dal duplice senso, affermativo e invocativo: «pasci il tuo popolo con la verga», cioè con la tua autorità. Gli interventi del Signore hanno sempre una funzione catartica e correttiva: la parola dei profeti vuole orientare alla luce e riportare l’uomo e la donna di ogni tempo alla ricerca di tutto quello che costituisce il bene. Bisogna ascoltare ed agire di conseguenza. P. Angelo Sardone