La semina del mattino
1368. Venerdì Santo 2024.
Oggi è il Giorno della Passione del Signore, giorno del dolore e del lutto. É sconvolgente il fatto che Dio si sia fatto uomo incarnandosi in Gesù di Nazaret. È ancora più sconvolgente che per amore delle creature Dio ineffabile, onnipotente e santo abbia assunto nel Figlio il peccato dell’uomo per cancellarlo e redimerlo. Non sarebbero mai bastate le offerte ed i sacrifici di tori e capri: solo il sangue del «Figlio dell’Uomo» poteva ricondurre l’uomo alla sua prima dignità di figlio di Dio. Per questo gli fu chiesto il prezzo del sangue attraverso la passione e la morte infamante sulla croce. Il Venerdì santo la Chiesa celebra il memoriale dell’offerta sacrificale del Figlio di Dio nel mistero della sua morte. La previsione profetica del quarto Carme del Servo di Jahwé aveva declinato i contorni tragici di questo evento che si è realizzato alla lettera con Cristo che fu maltrattato, umiliato, condotto alla morte come un agnello mansueto, schiaffeggiato, flagellato, oltraggiato con sputi, salutato come un re di burla con tanto di corona e di scettro regale. Tutto questo Gesù vive realmente e consuma nella sua passione e nella offerta della sua vita per la vita del mondo, per accordare il perdono all’umanità brancolante nel buio del suo orgoglio e del peccato. Dio infinito si è fatto vulnerabile, Dio onnipotente è divenuto oggetto di vituperio e di umiliazione, Dio re si è fatto servo, Dio immortale è morto come un volgare malfattore. È questa la scuola dell’infinita misericordia di Dio. Dinanzi alla morte di Cristo si rimane coinvolti in un acerbo dolore, lo stesso che si può comprendere e vivere quando muoiono le persone più care. Le parole, anche le più auliche e confortanti non bastano per descrivere tale sofferenza. Il dolore si esprime col silenzio cupo e con le lacrime sincere. La fede assicura che nella morte di Cristo Sommo sacerdote, nello stesso tempo vittima ed offerente, è redenta la nostra morte. P. Angelo Sardone