1450. «Ti ho trovato, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. Ecco, io farò venire su di te una sciagura e ti spazzerò via»

La semina del mattino
1450. «Ti ho trovato, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. Ecco, io farò venire su di te una sciagura e ti spazzerò via» (1Re 21,20-21).

La Parola di Dio contro Acab e Gezabele, affidata alle labbra coraggiose di Elia è dura e conclusiva. Usurpando la vigna di Nabot e soprattutto agendo da assassini nei suoi riguardi per via dell’ossessione del possesso a tutti i costi, hanno meritato una sanzione conseguente e proporzionata alla loro turpe azione. Il profeta, come al solito, non ha paura alcuna, anzi va a cercare il reo perché, secondo l’ordine di Dio, deve smascherarlo per quel che ha fatto subendo i meschini suggerimenti della perfida sua moglie ed annunziargli la giusta punizione per l’atroce delitto compiuto. La prima a pagarne le conseguenze sarà la stessa Gezabele il cui sangue sarà leccato dai cani alla piscina, proprio come era successo a Nabot. Per via del suo pentimento, la sciagura non cadrà direttamente su Acab ma su suo figlio. Qui si tratta non di ira o vendetta del Signore, ma di giustizia e, come si suol dire, la giustizia, prima o poi, si fa strada da sé. Si assiste nel corso della storia di ogni tempo ad usurpazioni più o meno simili, a cominciare dall’innocenza dei piccoli, dalla vertà dei semplici e dalla resa degli ignari. Intanto chi ha poteri di sopraffazione va avanti imperterrito e più che guardare al vero bene altrui ed all’affermazione dei valori sacrosanti delle cose più naturali, va dietro il tornaconto propagandistico, che fa approdare ad uno scanno o ad un soglio di potere che si rivela poi vuoto e senza gloria vera. P. Angelo Sardone