1453. «Egli ci toglie quello che prima ci aveva dato solo per riporlo in un luogo più sicuro e inviolabile e per ornarci di quei beni che noi stessi sceglieremmo»

La semina del mattino
1453. «Egli ci toglie quello che prima ci aveva dato solo per riporlo in un luogo più sicuro e inviolabile e per ornarci di quei beni che noi stessi sceglieremmo» (Dalla lettera alla madre).

Si celebra oggi la memoria di S. Luigi Gonzaga (1568-1591) che concluse la sua vita giovanissimo, ad appena 23 anni a seguito del contagio della peste a Roma. Proviene dal nobile casato mantovano dei Gonzaga. Allevato adeguatamente per essere introdotto nel mondo dei cavalieri, scelse invece la via che il Signore gli mostrava soprattutto attraverso la madre, al di là delle mire del padre. La scelta della vita consacrata tra i Gesuiti a Roma, segnò la svolta ed il compimento delle sue vere aspirazioni, per essere tutto di Dio. Il contatto con sante persone tra cui S. Carlo Borromeo dal quale aveva ricevuto la prima comunione all’età di 12 anni, e la formazione ricevuta in ordine alla sequela di Cristo, lo resero intrepido e totalmente cosciente della scelta fatta, piena di generosità sino alla fine, quando, contrasse la peste per aver dato sepoltura ad un morto condotto sulle spalle e morì in poco tempo. Una straordinaria lettera scritta alla madre è piena di gratitudine per ciò che da lei ha ricevuto e nel contempo è un’attestazione matura e superlativa della sua crescita spirituale che era fuori dell’ordinario. Gli elementi che lo contraddistinguono sono un amore grande alla purità di corpo e di costumi e l’abbandono completo nelle mani di Dio. Il Signore premia con il raggiungimento anzitempo del Paradiso uomini e donne che hanno dato una risposta generosa alla sua chiamata alla perfezione e, non raramente si tratta di santi che in età giovanissima hanno dato testimonianza fino alla morte dell’amore del Signore. Auguri a tutti coloro che ne portano il Nome, perché sia di aiuto al cammino di perfezione e di santificazione nell’ordinarietà della propria vita. P. Angelo Sardone