1455. «L’amore del Cristo ci possiede. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana. Se uno è in Cristo, è una nuova creatura»

La semina del mattino

1455. «L’amore del Cristo ci possiede. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana. Se uno è in Cristo, è una nuova creatura» (2Cor 5,14-17).

Dopo aver narrato le speranze e le tribolazioni derivanti dall’esercizio del suo ministero, l’Apostolo Paolo nella seconda lettera ai Corinti, presenta la situazione dell’uomo interiore e la sua identità di «uomo nuovo», abitato dallo Spirito. L’amore di Dio, poi ci possiede (questo il senso letterale del termine greco), e ci spinge in forza della morte di Gesù che dando la sua vita per l’uomo gli dà la possibilità di vivere non per se stesso ma per Lui ed in Lui. Questa situazione determina una condizione completamente nuova: in Cristo il cristiano è una creatura nuova. È l’uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità. Questa dimensione, che si dice ontologica, fa riferimento all’essere e trascende tutte le realtà terrene, culturali ed etniche per entrare in categorie nuove ed universali. L’uomo nuovo è tale perché si configura in Cristo del quale si è rivestito nel Battesimo. I concetti paolini che hanno una rilevanza teologica molto alta, richiamano i valori che ogni cristiano ha assunto nel Sacramento della rigenerazione. Essi non possono essere relegati solo al dono del Battesimo ricevuto da infanti, ma richiedono un cammino di neo-catecumenato laddove il cristiano approfondisce sempre più la sua identità per rendere operativo il dono ricevuto. C’è ancora tanto cammino da compiere in questo senso, dal momento che all’alleggerimento della vita spirituale e morale, spesso si aggiunge una buona dose di ignoranza e di facile acquiescenza di tutto ciò che è facile da prendere e gustare anche nell’amarezza del suo sapore. P. Angelo Sardone