1463. «È venuto ad abitare in mezzo a noi!».

La semina del mattino
1463. «È venuto ad abitare in mezzo a noi!».

Il 1° luglio nella Tradizione, Storia e Spiritualità rogazionista, è una Festività di prim’ordine. Evoca il 1° luglio 1886, cioè la prima venuta in forma stabile di Gesù Sacramentato in mezzo ai poveri ed i piccoli ricoverati nelle casette del malfamato quartiere Avignone a Messina, dove S. Annibale M. Di Francia aveva avviato la sua Opera. Quel mattino, dopo due anni di preparazione e fervida attesa, il santo Fondatore dopo aver celebrato la S. Messa lasciò Gesù in Sacramento per l’adorazione l’intera giornata. Dal santo tabernacolo, Gesù, vero, effettivo ed immediato Fondatore, diede vita nuova alla carovana rogazionista in moto nella storia e nel mondo, la conduce e la benedice perché ha elevato ad istituzione il divino comando evangelico della preghiera per le vocazioni e, come divino agricoltore, coltiva la pianticella del Rogate. Perciò S. Annibale volle che questa data e questo evento restasse a perpetua memoria e non fosse mai persa di vista e l’Eucaristia fosse ancor più «centro di ogni devozione e di ogni operazione». Dall’anno successivo, il 1887, nacque la commemorazione annua detta «La festa del Primo luglio», con l’aspettazione e la celebrazione solenne di Gesù Eucaristia «centro amoroso, fecondo, doveroso e continuo dell’Opera», «sorgente di tutte le grazie e le misericordie», «mistico alveare, attorno al quale girare e rigirarsi, riposarsi e formare il miele delle virtù». La giornata di adorazione eucaristica di preghiera, è un debito di gratitudine per l’amorosa e dolcissima dimora di Gesù nelle due Congregazioni delle Figlie del Divino Zelo e dei Rogazionisti, di giorno e di notte, nonostante «tutte le miserie e infedeltà, la languida fede, la non piena e pronta corrispondenza al suo amore, alle sue ispirazioni». A questa festa si associano spiritualmente i membri della Famiglia del Rogate, i laici delle strutture rogazioniste presenti ed operanti in tutto il mondo, e tanti fedeli ed amici. P. Angelo Sardone