La semina del mattino
1492. «Ricòrdati! Non rompere la tua alleanza con noi» (Ger 14,21).
In occasione della terribile siccità che ha colpito il popolo di Israele, si erge la voce sofferta del profeta Geremia con un canto «amaro». Gli agricoltori sono delusi e confusi. Alla siccità che è il segno dell’iniquità e del castigo del Signore, si associa la tragedia della guerra. Profeti ai quali Dio non ha dato ordini né tanto meno li ha inviati si sono susseguiti nel predire menzogne; finiranno di spada e di fame. Israele non si lascia coinvolgere e purificare dal messaggio misterioso della sofferenza. La situazione storica è drammatica e l’invocazione del profeta è lacerante. Lui stesso, gli altri profeti ed i sacerdoti «si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare». In questo doloroso contesto nel quale si avverte la punizione meritata, la fiduciosa e struggente voce del profeta, tante volte disprezzato e ripudiato dal popolo, si alza verso Dio con passione e fiducia chiedendo di non rompere l’alleanza. La sua potenza se la ride degli idoli vani delle nazioni che non possono far piovere né mandare rovesci dal cielo. La speranza in Dio è proporzionata alla coscienza che il profeta ha dell’intervento divino non solo punitivo ma soprattutto purificativo. Spesso nella vita pratica ci si trova a scontrarsi con queste realtà soprattutto quando si susseguono carestie terribili di serenità e di pace nella società, nella famiglia, nella Chiesa. Proprio allora deve elevarsi verso Dio una accorata e fiduciosa preghiera da parte di tutti implorando la sua misericordia in forza della sua alleanza che non è venuta mai meno al contrario della nostra a volte ballerina ed opportunista. P. Angelo Sardone