1582. «Li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla»

La semina del mattino

1582. «Li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla» (Ger 31,8).

La terza parte del libro del profeta Geremia viene indicato come «Libro della consolazione». I primi elementi riportati sono quelli della restaurazione promessa ad Israele, con una evidente portata messianica. La distruzione del Regno del Nord avvenuta nel 721 a.C. con la deportazione degli abitanti, aveva portato sconforto e sfiducia nel popolo. Attraverso l’incisiva Parola di Dio, con la riforma del re Giosia e la predicazione dei profeti esilici, nasce la speranza che sarà lo stesso Dio a condurre gli esuli nelle loro terre, li farà tornare alla loro libertà ed all’unità religiosa. La Parola di Jahwé è rassicurante: «non abbatterti, la città sarà ricostruita, ti ho amato di amore eterno». Il cieco, lo zoppo, le donne gravide evocano coloro che non possono camminare e proprio per questo necessitano di aiuto e sostegno. Sono immagini significative che richiamano categorie e situazioni umane di tutti i tempi, che fanno riferimento a chi è al buio e non vede la luce per poter godere della vita, a chi non riesce a camminare speditamente ed è bloccato, a chi porta dentro il grembo il futuro e la speranza della vita. Il Signore riconduce, raduna i dispersi, fa ritornare nei sentieri delle consolazioni e della ricchezza dei beni della terra. Tutto questo lo fa perché è «Padre» che dà la vita e la orienta al vero bene. Nei momenti del buio, della stanchezza, dell’oppressione e della lontananza dalle sicurezze della propria vita, occorre rinsaldare una fede matura che si apre a queste prospettive di speranza certa. P. Angelo Sardone