La semina del mattino
1584. «Ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito» (Ef 5,33).
Si conclude così uno dei passi mirabili della predicazione scritta di S. Paolo, la sezione del capitolo 5 della lettera agli Efesini dedicata alla morale domestica. Si tratta di uno dei testi fondamentali per comprendere la grandezza del sacramento del matrimonio. Nel passaggio del libro della Genesi che si riferisce al mandato di Dio: «l’uomo lascerà suo padre e sua madre, si unirà alla propria moglie ed i due diventeranno una carne sola», Paolo coglie una prefigurazione profetica dell’unione di Cristo con la Chiesa. E questa nuova realtà non esita a definirla «mistero grande», col riferimento specifico ed esplicito alla relazione nuziale tra Cristo e la Chiesa. Questo, come il mistero della salvezza, era rimasto per tanto tempo nascosto ed ora è rivelato. L’amore tra un uomo ed una donna nel matrimonio regge al parallelismo con Cristo che ama la Chiesa come suo corpo, come sua sposa. Il paragone sublime fornisce un cambio di modello al matrimonio umano. La reciproca sottomissione di amore tra il marito e la moglie trova senso nella fiducia, nell’abbandono, nella cura vicendevole e trae pieno significato dal modello di Cristo per quel che ha fatto e fa per la Chiesa, lavandola da ogni sozzura e rendendola santa ed immacolata. I termini sono di altissimo valore teologico e sociale e sgombrano qualsiasi preoccupazione di soggezione e di sottomissione impropria dovuta ad una lettura superficiale del testo che opportunamente viene proposto e scelto per la proclamazione della Parola di Dio nel rito del sacramento del matrimonio. La Chiesa di oggi ha riscoperto questi grandi valori che hanno trovato nel Magistero pontificio espressioni mirabili di dottrina ed indicazioni precise di prassi cristiana. P. Angelo Sardone