La semina del mattino
1587. «Una moltitudine immensa di ogni nazione, tribù, popolo e lingua: stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani» (Apc 7,9).
Così, ispirandosi al brano dell’Apocalisse, la Liturgia descrive e canta le lodi di tutti i Santi nell’apposita annuale celebrazione. Si tratta di cristiani che godono la beatitudine celeste con gli abiti bianchi che indicano la luce della gloria ed altri con rami di palma che evocano il martirio. Contemplano il volto di Dio e sono testimoni dell’incontro con Gesù che ha trasformato ogni loro impegno, debolezza, sofferenza e tristezza in gioia e vita senza fine. Sono l’immagine della santa Gerusalemme celeste, nostra madre, la compagnia che fa esultare il cielo, come canta il Prefazio della odierna solennità che è senza dubbio un’espressione eminente del culto che la comunità ecclesiale rende loro. I Santi esprimono l’essenza e la finalità della vita cristiana: la comunione con Dio e con l’intera umanità: fratelli e sorelle giunti alla meta, amici e modelli che ci accompagnano nel viaggio della vita. Non sono solo quelli dichiarati tali dall’autorità apostolica della Chiesa: sono anche «quelli della porta accanto» come ama definirli papa Francesco, mamme, papà, fratelli, sorelli, figli, di tutte le età e le condizioni sociali e civili che, avendo concluso il cammino terreno, godono la beatitudine celeste, il premio delle loro fatiche e vivono una comunione intima di amore con chi è ancora sulla terra. La celebrazione dell’Eucaristia di ogni giorno, e particolarmente oggi, costituisce un momento singolare di comunione con tutti i Santi del cielo. P. Angelo Sardone