1621. «Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna»

La semina del mattino
1621. «Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna» (Is 26,4).

L’attenzione del profeta Isaia è rivolta verso Giuda, la regione a sud della Palestina, cui fanno riferimento due tribù dell’Antico Israele, e la cui capitale è Gerusalemme. Nella sessione quarta della prima parte del suo libro, che la Bibbia di Gerusalemme chiama «apocalisse» si susseguono inni di ringraziamento, in particolare per la terra di Giuda e la sua città forte, Gerusalemme. Essa è il rifugio dei giusti ed è all’opposto della città pagana, probabilmente Babilonia, che il Signore ha distrutto. Il popolo viene invitato a confidare nel Signore perché Egli è una roccia eterna. È stato lui ad abbattere la città eccelsa ed i suoi abitanti, l’ha rovesciata e rasa al suolo. Le espressioni bibliche esaltano la potenza di Dio invitando a confidare in Lui, cioè a mettere in Lui la propria fiducia, ad abbandonarsi alla sua volontà, riconoscendola potente ed efficace. Solo la forza della fede aiuta i cristiani ad attuare queste indicazioni, soprattutto nel tempo di oggi nel quale non si comprendono con facilità le «apocalissi», cioè le rivelazioni che il Signore continua a fare con la ricchezza della sua Parola eterna. La venuta prossima del Signore nel mistero del Natale, induce a realizzare questo atteggiamento. Le città forti, i poteri forti sono destinati a cadere inesorabilmente dinanzi alla potenza massima del Signore che, se anche permette eventi storici preoccupanti che destano sfiducia e paura, interviene a tempo debito e rade al suolo alterigia ed orgogli passeggeri degli uomini potenti con le armi, col dominio e la sopraffazione, ma non in grado di opporgli resistenza perché Lui è roccia dura ed eterna. P. Angelo Sardone