La semina del mattino
1632. «Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17).
Nel clima liturgico della preparazione al Natale, torna un elemento tipico, la stella. Il libro dei Numeri descrive un avvenimento singolare legato ad un indovino, Balaam, «uomo dall’occhio penetrante», reclutato dal re moabita Balac per maledire il popolo di Israele in cammino verso la terra promessa. Un angelo del Signore lo ferma e lui non se ne accorge. Lo individua invece la sua asina che si ferma tutta d’un colpo ricevendo sonore bastonate dal suo padrone e mettendosi d’incanto a parlare, richiamando al mago la presenza fisica di un Angelo che gli intima di andare avanti. Balaam allora, invece di maledire, comincia a benedire e tra le altre cose dice: «Un astro spunterà da Giacobbe, uno scettro sorgerà da Israele». Origene, uno dei primi Padri della Chiesa, identifica l’asina di Balaam con la Chiesa curva sotto il peso del peccato rappresentato dal profeta pagano. L’astro corrisponde al re, il Messia che sarà svelato ai Magi condotti da una stella, quasi un marchio divino ed avrà in mano uno scettro, segno dell’autorità regale. Gesù è la «stella radiosa del mattino» (Ap 22, 16), la lampada splendente nel buio (2Pt 1, 19), il sole di giustizia (Mal 4, 2). Dio compie ogni sorta di miracoli e quando l’uomo non si avvede della sua presenza immediata o velata sotto l’aspetto di un angelo, è capace di far parlare finanche un’asina per rivelarsi in forma misteriosa. Quante volte sono gli asini e le asine a parlare, persone di poco conto e con scarsa reputazione che possono aiutare ad aprire meglio gli occhi per rendersi conto della presenza stessa di Dio! P. Angelo Sardone