1101. «Ego te baptizo, in nomine Patris et Filii e Spiritus sancti».
Così il canonico don Giuseppe Marchese, sostituto del parroco della parrocchia di S. Lorenzo in Messina, si rivolse all’infante Maria Annibale recato al fonte battesimale dalla giovanissima mamma donna Anna Toscano insieme con suo marito il cav. Francesco Di Francia, la sera del 7 luglio 1851 mentre gli amministrava il Battesimo. Don Giuseppe era arcidiacono e membro del Tribunale della regia monarchia e apostolica legazione, nominato dalla Santa Sede. Il padrino fu lo zio materno, il sacerdote don Francesco Toscano, fratello di Guglielmo, padre di Anna. La parrocchia era ubicata nella piazza del duomo, trasferita poi nella chiesa di Santa Maria della Provvidenza, eretta non molto lontano da dove oggi sorge la chiesa del Carmine che conserva ed ostenta orgogliosamente il registro di Battesimo. Gli fu imposto il nome di Annibale, preceduto, come era consuetudine nella famiglia per tutti i figli e come è attestato dai registri degli Atti di nascita, dal nome Maria. Fino a quando il terribile terremoto del 1908 distrusse la chiesa, S. Annibale ogni anno faceva in modo di trovarsi a Messina ed in questo stesso giorno, anniversario del suo battesimo, si recava lì a pregare per ringraziare il Signore e la Vergine del grande dono ricevuto. In riferimento al particolare nome di Maria Egli stesso confessava «In tal maniera la Madonna voleva farmi capire che mi prendeva sotto la sua particolare protezione, altrimenti mi sarei perduto!». Questa speciale menzione storica diviene stimolo pastorale a ringraziare il Signore per il grande dono del proprio Battesimo, il sacramento che introduce come una porta nella vita spirituale, e ad attualizzarlo nella vita di ogni giorno. P. Angelo Sardone