1204. «Solo Luca è con me»

La semina del mattino
1204. «Solo Luca è con me» (2 Tim 4,11).

L’espressione di S. Paolo, secca ed essenziale, evidenzia lo stato d’animo sconfortato e non certo felice dell’Apostolo. La situazione particolare tratteggiata nello scritto a Timoteo, riporta dolorosi avvenimenti che lo vedono abbandonato da Dema, vittima di danni da parte del fabbro Alessandro, solo ed abbandonato nel tribunale senza assistenza alcuna. Solo Luca, suo compagno nei viaggi missionari, é con lui. Questa presenza è di grande conforto, lui che sarà l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli apostoli, l’evangelista della misericordia, della compassione, dei vangeli dell’infanzia di Cristo, dei poveri. Il suo, detto anche «vangelo sociale», fu scritto più per i Greci che per i Giudei. Ha una caratteristica universale: predilige alcuni temi storici e teologici che si troveranno in concordia con il prezioso ed importante libro della Chiesa degli Atti di alcuni apostoli, massimamente di Paolo. Nativo di Antiochia di Siria sarebbe morto all’età di 84 anni a Tebe. In particolare nella Tradizione rogazionista, l’evangelista Luca occupa un posto particolare per aver riportato, insieme con S. Matteo, la pericope della preghiera per le vocazioni, il Rogate. S. Annibale M. Di Francia rileva nella narrazione lucana un tratto significativo e suo proprio che evidenzia la ripetitività dello stesso. Mentre Matteo in analoga pericope adopera il termine «dixit», cioè disse, Luca usa «dicebat» cioè diceva, andava dicendo, ad indicare quasi che si trattava di una ingiunzione ripetuta più volte, «il che dimostra la ripetizione e l’insistenza con cui inculcava questa divina preghiera» (S. Annibale Di Francia). Auguri a tutti coloro che ne hanno questo nome, perché possano essere come S. Luca, portatori di Cristo e del suo vangelo di salvezza. P. Angelo Sardone