La semina del mattino
1252. «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5).
Il cammino dell’Avvento nella liturgia eucaristica giornaliera viene guidato particolarmente dalla parola dei profeti. Essa, come un pedagogo, accompagna lungo il sentiero che porta alla venuta di Cristo, lasciando trasparire la sua ricchezza e profondità che si sposa con la simbologia e le interessanti indicazioni. La speranza di Israele è sostenuta dalle profezie che annunziano la venuta del Messia. Tutto il Vecchio Testamento è ordinato a «preparare, annunziare e a significare con diverse figure l’avvento di Cristo redentore dell’universo e del Regno messianico» (Dei Verbum 15). Isaia, nato intorno al 765 a.C. ricevé la vocazione profetica l’anno 740 nel Tempio di Gerusalemme con la missione di predicare la rovina e la disfatta di Israele e di Giuda a causa della ricorrente infedeltà del popolo. Per quarant’anni esercitò il suo ministero lottando contro la corruzione morale apportata dalla prosperità. I suoi oracoli messianici hanno grande rilievo nel cammino in preparazione al Natale. Il testo odierno è simile a quello di un altro profeta, Michea che con termini analoghi (4,1-4), invita ad andare al monte del Signore per camminare nei suoi sentieri. Il cammino non è isolato, ma integrato con quello di altri popoli perché la salvezza è universale. La prospettiva non è limitata all’oggi e guarda in alto, al monte del Signore dove si realizza l’incontro tra i popoli che sono in cammino e Dio, giudice di pace. L’Avvento invita a camminare incontro al Signore che viene, ad ascoltare la sua Parola che come luce illumina la vita e dà senso alle azioni ed ai comportamenti. Come scriveva S. Annibale M. Di Francia è il «tempo per mostrare la nostra fedeltà e il nostro amore a Gesù». P. Angelo Sardone