1412. «Tu devi quello che hai a colei alla quale devi quello che sei»

La semina del mattino

1412. «Tu devi quello che hai a colei alla quale devi quello che sei» (S. Ambrogio).

Per una felice coincidenza, oggi, Solennità dell’Ascensione del Signore, si celebra la «Festa della mamma», il tributo annuo di memoria e gratitudine nei confronti della donna che ha dato la vita ai suoi figli. Nel comune ed universale sentimento, ciò è motivo di gioia perché attesta il vincolo unico e irripetibile che lega l’essere umano a colei che lo ha concepito, portato in grembo, custodito, generato alla vita, accompagnato e sostenuto. Il profondo rapporto di amore che lega il figlio o la figlia alla madre è quanto di più naturale e sacrosanto possa esistere, determinato dalla natura. Il vincolo si instaura già nella profondità del mistero della vita iniziata all’atto del concepimento, si attua ed amplifica poi nel ruolo educativo e formativo che rende la mamma unica ed indispensabile per il figlio e la figlia. Nella sua identità vocazionale e nella sua vita, si compendiano i valori sublimi dell’amore e del dono, della dedizione e della tenerezza, della generosità e del silenzio, del sacrificio e delle lagrime nascoste. È sempre impari alla sua grandezza e generosità qualunque cosa si possa fare per compensare ciò che la madre ha fatto e fa per un figlio: il dolore sofferto nel parto, il nutrimento generoso, la tenerezza, l’affetto, i molteplici atti di amore, il tempo donato senza calcolo, l’oblìo di sé senza misura. La sua bellezza va aldilà dell’età: il tempo non la cancella. La sua presenza fisica che pur si interrompe con la morte, si trasforma in presenza spirituale a volte anche percettibile, che guida i passi dei figli, instilla nel cuore sentimenti di bontà e misericordia, induce al bene, insegna a guardare in alto, a tendere all’essenziale. Ricordo con nostalgia mia madre che mi ha dato la vita: a lei io devo quello che sono e quello che ho. Madre non è solo chi genera la vita fisica: è anche chi genera spiritualmente nella fede e nell’amore, ed apre il suo cuore a tutti. Oltre che alle madri realmente tali, penso alle donne che aspirano alla maternità, a quelle nubili che vivono nel mondo una speciale maternità con l’offerta della loro vita, mettendo tempo ed energie a servizio degli altri nei diversi settori professionali, di vita, di fede. Penso a quelle consacrate a Dio dentro un Istituto religioso o nel mondo; a quelle volontariamente segregate dal frastuono del mondo nel chiuso di un monastero col servizio e l’offerta della loro preghiera e del loro lavoro. Le ricordo con profonda ammirazione e gratitudine. Guardo a Maria, Madre di tutti i viventi ed alla Chiesa, Madre che genera alla fede ed alla grazia. Auguri a tutte le mamme con perenne gratitudine per la loro straordinaria identità, bellezza ed efficacia della loro vocazione, e tanta riconoscenza e benedizioni a quelle, naturali o spirituali, la cui presenza, opera e preghiera, sorregge e coinvolge la mia vita di sacerdote, al contempo, figlio e padre. P. Angelo Sardone