La semina del mattino
1422. «Chi vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio» (Gc 4,4).
La Liturgia propone alcune significative riflessioni tratte dalla cosiddetta «Lettera di Giacomo», scritto neotestamentario attribuito a Giacomo, «fratello del Signore», detto “il Giusto”, uno dei primi responsabili della Comunità cristiana di Gerusalemme, morto lapidato sotto il sommo Sacerdote Anano il 62 d.C. Non si tratta di una vera e propria lettera, ma di un insieme di insegnamenti e pratiche raccomandazioni. Lo scopo dell’autore, fatto con una buona passionalità, è quello di suscitare o rivitalizzare nel cuore dei credenti una fede più concreta ed autentica a fronte di una situazione di rilassatezza morale. Comprende in tutto 5
capitoli i cui insegnamenti sono prevalentemente di carattere morale con un greco raffinato, frutto non certo della cultura di un contadino o un pescatore di Galilea. Dopo aver tracciato la situazione di discordie varie tra i cristiani, cose di sorprendente attualità, quasi di persone abbandonate a se stessi, l’autore rileva come il popolo si sia allontanato dall’amore per Dio, una caratteristica sponsale, per rivolgersi all’amore del mondo, che è in pratica un insieme di principi negativi, come Cristo stesso aveva sottolineato in un passaggio dei discorsi dell’intimità prima della passione, che caratterizzano le diverse epoche storiche, fino al punto di rifiutare il rapporto intimo e diventare quasi adultero, se non addirittura nemico. La portata dei termini ha il suo peso e si inquadra realisticamente nella situazione odierna, contaminata da un amore spropositato per il mondo a fronte di uno piuttosto labile e misurato nei confronti di Dio. La realtà è sotto gli occhi di tutti. P. Angelo Sardone