1423. «Donaci, o Signore, la sapienza della croce e la fortezza con le quali hai voluto arricchire santa Rita da Cascia»

La semina del mattino
1423. «Donaci, o Signore, la sapienza della croce e la fortezza con le quali hai voluto arricchire santa Rita da Cascia» (Dalla Colletta).

La liturgia odierna, anche se in forma facoltativa, ricorda S. Rita da Cascia (1381-1457), una delle sante più note e venerate al mondo. È invocata dal popolo di Dio come «Santa degli impossibili» per via delle sue vicende umane e familiari che la rendono vicina alle situazioni della vita di tutti i giorni. La risonanza della sua protezione, riscuote tanta accoglienza ed attenzione dalle diverse categorie di persone, per via anche di miracoli e prodigi che attraverso lei il Signore riversa sul mondo. Il santuario di Cascia nell’Umbria, unitamente al piccolo centro di Roccaporena dove ella nacque, sono un punto di riferimento ricercato da pellegrini che provengono da tutte le parti del mondo. La sua vita si inquadra in una singolare molteplicità di vocazioni: sposa, madre, vedova, consacrata a Dio come religiosa agostiniana. Gli avvenimenti che circondano la sua vita già dalla nascita e primissima infanzia, destano tanta curiosità ed interesse. Andata in sposa ad un uomo violento, finché egli visse subì la particolare situazione che si determinò con la morte tragica del marito assassinato e con quella dei suoi due figli gemelli che, determinati a vendicarlo, furono invece, per richiesta esplicita della madre al Signore, morirono anzitempo. La scelta poi del romitorio di Cascia tra le figlie spirituali di S. Agostino, fu contrastata dalle stesse monache che doverono poi arrendersi dinanzi alla volontà divina che si mostrava con mezzi strepitosi. Fu donna di virtù, di mortificazione e di preghiera, amante della Chiesa e del Crocifisso. Gesù stesso la rese partecipe della sua sofferenza conficcandole una spina sulla fronte. Il ricorso costante e fiducioso di tantissimi fedeli è la manifestazione più evidente di una santità messa al servizio del popolo di Dio. Auguri a tutte coloro che portano questo bel nome, perché siano “perle” di virtù umane e spirituali. P. Angelo Sardone