1435. «Dio ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina»

La semina del mattino
1435. «Dio ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina» (2Pt 1,4).

La seconda lettera di Pietro, destinata ai cristiani, riporta alcuni insegnamenti già impartiti e qui richiamati dall’apostolo. Secondo quanto esprimono gli studiosi e gli esegeti, agli inizi di in questa sua seconda lettera Pietro, che si presenta nelle prime battute col nome semitizzante di Simeone, servendosi di una sintesi elaborata, presenta un quadro complessivo della vita cristiana fondata sulla conoscenza di Gesù Cristo. Essa dipende e deriva da Dio, è suo dono e l’uomo partecipa alla natura stessa di Dio in base alle sue promesse. Attraverso un ritmo formativo e di vita sulla base delle virtù, a cominciare dalla fede, l’uomo in un crescendo operativo e virtuoso tende al raggiungimento del suo scopo di vita, l’amore. In questo ritmo ed in questa dinamica si sono distinti i santi ugandesi Carlo Lwanga ed i suoi compagni, di cui oggi si celebra la memoria liturgica, un gruppo di 22, tra paggi e funzionari del re di Buganda (parte dell’odierno stato dell’Uganda), convertiti al cattolicesimo dai missionari d’Africa, che furono uccisi, perchè cristiani, tra il 15 novembre 1885 ed il 27 gennaio 1887. Carlo Lwanga era il capo dei paggi del re Muanga e fu bruciato vivo insieme a dodici compagni. La loro testimonianza ancora viva oggi in tutta la Chiesa è uno stimolo continuo a considerare la bellezza della fede, i grandi e preziosi beni che essa comporta ed a vivere i valori della grazia in un martirio giornaliero fatto di coerenza, umiltà e fiducia nel Signore che sempre sostiene e salva. P. Angelo Sardone