1441. «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto»

La semina del mattino

1441. «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Gn 3,10).

La creazione dell’uomo, limpida espressione dell’amore e della generosità di Dio, si tinge di fosche ombre quando l’uomo e la donna, disobbedendo a Dio, precipitano nel baratro del peccato. L’ingiunzione del Creatore, esemplificata nel segno dell’albero della vita e della conoscenza del bene e del male, era stata chiara: «non potrai disporne». La curiosità e il cattivo consiglio del serpente indusse prima la donna e poi l’uomo a mangiare il frutto proibito. La prima conseguenza che entrambi avvertirono fu la nudità: davanti a se stessi e davanti a Dio colsero questo grave limite che andava ben oltre la nudità dei loro corpi. Il secondo elemento che determinò il loro nascondimento dagli occhi di Dio fu la paura. Dio se ne avvide, scese a cercare la donna e l’uomo e gli chiese: «Dove sei?» Scoperto nella sua nudità e nella confusione determinata dall’errore fatto, l’uomo cominciò ad indicare nella donna la responsabile di tutto. La donna, a sua volta, tirò in ballo il serpente che l’aveva ingannata. Come si sa, le conclusioni tirate dal Creatore furono drastiche per la prima coppia umana e per la stessa umanità di sempre. Sotto gli occhi e lo sguardo perenne di Dio l’uomo continua ad avere paura perché avverte la sua naturale inferiorità, a meno che non si senta il «superuomo» di antica reminiscenza filosofica. A ciò si aggiunge la sua nudità, cioè la povertà di mezzi e capacità dinanzi alla potenza tutta ancora da scoprire del Creatore. Ed allora rimane solo il nascondimento che diviene la scelta più appropriata per l’evidenza del proprio errore e della colpa commessa. P. Angelo Sardone