1444. «A tal vista, tutto il popolo cadde con la faccia a terra e disse: Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!»

La semina del mattino
1444. «A tal vista, tutto il popolo cadde con la faccia a terra e disse: Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!» (1Re 18,39).

Il compito profetico affidato da Dio ad Elia non era affatto semplice dal momento che doveva lottare contro un popolo ed una mentalità dominata dai Baal. Ciò era dovuto particolarmente al re Acab sposo di Gezabele, principessa fenicia, che li aveva introdotti. Le gesta raccontate dall’autore dei Libri dei Re, hanno il loro culmine sul monte Carmelo, dove la sfida ai profeti di Baal diviene l’occasione non solo per sconfiggerli, ma soprattutto per evidenziare la grandezza, la potenza del vero Dio di Israele. Le note vicende narrate con dovizia di particolari ed anche con una certa ironia, riportano la sonora sconfitta inflitta ai quattrocentocinquanta profeti di Baal direttamente da Dio a salvaguardia dell’unico suo profeta, Elia, che aveva agito con la piena e sicura fiducia in Dio e che si era preso gioco di loro, invitandoli a gridare di più nell’invocazione vana del loro dio forse impegnato altrove o addormentato. L’intervento immediato di Jahvé in un attimo brucia e consuma le vittime sacrificali e asciuga finanche i canaletti pieni di acqua, con un fuoco divorante. Il risultato dell’evento causò una rinnovata decisione di fede che portò il popolo a riconoscere la presenza e l’opera del vero ed unico Dio. Il coraggio e l’ardore di Elia che, anche per questo sarà denominato «profeta di fuoco», fecero la differenza affermando senza mezzi termini l’efficace intervento di Dio che salvaguarda la purezza della fede anche in mezzo ai contrasti ed alla confusione nella quale il popolo di Dio viveva e forse vive anche oggi. P. Angelo Sardone