1458. «Grande è la collera che si è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro»

La semina del mattino
1458. «Grande è la collera che si è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro» (2Re 22,13).

Uno dei momenti più significativi della vita del popolo eletto fu il tempo nel quale fu re Giosia (640-609), soprattutto con la sua riforma. La Scrittura dà preziose indicazioni: divenne re che aveva otto anni, regnò 31 anni in Gerusalemme e fu molto simile nella condotta a Davide non deviando né a destra né a sinistra. Mentre si facevano lavori di manutenzione nel Tempio di Gerusalemme, il sacerdote Chelckia trovò il libro della legge e lo consegnò al re. La sua reazione dopo la lettura fu quella di trapparsi le vesti e di chiedere un consulto dalla profetessa Culda, consapevole di aver letto tra le righe la collera del Signore nei confronti dei padri di Israele per non aver dato ascolto alle parole della Legge e di non essersi ispiranti a quanto quelle parole affermavano. La profetessa, consultata, non fece altro che ripetere quanto il re aveva intuito: l’abbandono di Dio e lo sguardo volto verso altri dei col rito dell’incenso bruciato. Una sciagura è prossima per il popolo. L’umiltà del re ed il suo intenerirsi, commuoversi, strappare le sue vesti, gli varrà da Dio la pace del sepolcro. Il Signore non tollera la doppiezza, la tiepidezza che sono segni di una mancata ed adeguata formazione sulla legge. Il ritrovamento di uno zelo antico riposto in pagine di vita consegnate al passato o all’oblio può essere elemento catalizzatore che sviluppa finalmente una reazione positiva che fa considerare la verità ed onerosità di quanto Dio afferma, accogliere le indicazioni che vengono dai suoi profeti e rinnovare con Lui l’alleanza impegnandosi a seguirlo ed osservare i suoi comandamenti. P. Angelo Sardone