1489. «Rendete buone la vostra condotta e le vostre azioni, e io vi farò abitare in questo luogo»

La semina del mattino

1489. «Rendete buone la vostra condotta e le vostre azioni, e io vi farò abitare in questo luogo» (Ger 7,3).

La Parola del profeta Geremia è puntuale ed esigente. Così vuole il Signore che lo ha mandato a predicare al suo popolo rendendolo impopolare per il tenore delle sue espressioni nel groviglio delle situazioni politiche ed ambientali del tempo. In stretta analogia con le vicende storiche, la Parola richiede la conversione della propria condotta e del modo di agire con una sorta di autentica resa al Signore, per dimorare tranquilli nel tempio. Occorre agire con giustizia, evitando lo sfruttamento delle categorie più deboli: forestieri, vedove ed orfani, la sequela delle divinità straniere che portano solo disgrazie, le azioni ricorrenti di rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso. Il tempio non è il luogo sicuro che rende sicura la vita quando non si cambia autenticamente: la giustizia è una porta aperta; l’ingiustizia una porta chiusa. Non bastano le buone intenzioni: al proposito deve seguire l’azione seria, impegnativa, responsabile. Al desiderio di conversione deve seguire la sua realizzazione. Non deve trattarsi di una fede che consola e si adatta ai desideri. Non ci si può sentire al sicuro perché popolo di Dio, battezzato, dimorante all’ombra della Casa di Dio se a ciò non segue il cambiamento della propria condotta. Quanto mai attuale una simile Parola: non ci si può fare scudo del tempio sacro, del culto rivolto a Dio nella necessità, del ricorso a Dio nel bisogno, se poi la vita non corrisponde ai dettami della conversione e non risponde, nonostante le difficoltà, alle esigenze del Vangelo che assicurano la presenza e l’opera di Dio. P. Angelo Sardone