La semina del mattino
1537. «Anna porse il seno alla bimba e la chiamò Maria» (PdG, V).
Prima dei Vangeli il nome di Maria, la Vergine di Nazaret e Madre di Gesù, è riportato nel «Protoevangelo di Giacomo», un testo apocrifo del II secolo che narra la sua nascita e l’imposizione del nome alla bambina da parte di Gioacchino ed Anna che l’avevano tanto desiderata. Nella liturgia odierna si celebra questa memoria facoltativa la cui devozione risale all’epoca medievale ed è molto sentita nel popolo di Dio. Myriàm significa propriamente «amata da Dio» e tale fu il senso più pieno che i suoi genitori le riservarono dandole «un nome rinomato in eterno in tutte le generazioni». Lo stesso arcangelo Gabriele la dichiarerà «piena di grazia» ed anche il testo sacro dei Mussulmani, il Corano, le riserverà un posto importante citandola 70 volte. Le diverse interpretazioni nominali che gli studiosi di questo termine considerano, a cominciare da Myriàm la sorella di Mosè, spaziano da amarezza a «Maestra e Signora del mare di questo secolo, che Ella ci fa attraversare conducendoci al cielo» (S. Ambrogio), da stella del mare a pioggia stagionale, ad altezza. S. Annibale Di Francia ebbe come primo nome quello di Maria e lo ritenne segno di predestinazione ed impegno a coltivare per Maria, la Madre di Dio, la più vera ed autentica devozione. Dichiarava infatti «beato e mille volte beato chi ha la fortuna di portare un sì augusto Nome, perchè Maria gli darà grazie speciali» ed esortava i padri e le madri di famiglia ad imporlo ai loro figli. Auguri a tutte coloro che portano il nome di Maria, il più diffuso al mondo, «tanto esaltato che sulla bocca di tutti sarà sempre la sua lode», perché, come Maria, possano incarnare nella loro vita l’alto suo significato e manifestare la grandezza dell’amore di Dio nella docilità all’azione della Santa Trinità. P. Angelo Sardone