1573. «Solo Luca è con me»

La semina del mattino
1573. «Solo Luca è con me» (2Tm 4,11).

Con questa laconica espressione Paolo prigioniero a Roma e prossimo alla morte, dichiara al suo discepolo Timoteo la presenza fedele accanto a lui di Luca, l’autore del terzo vangelo e degli Atti degli Apostoli. Lo stesso Paolo lo chiama «il caro medico», l’evangelista della nascita ed infanzia di Gesù, della narrazione su Maria, la «serva del Signore, benedetta fra tutte le donne». Nativo forse di Antiochia, dotato di notevole capacità storico-letteraria, attinse notizie importanti dalla predicazione di Paolo di cui fu come una sorta di segretario, narrando non solo gli avvenimenti della vita di Cristo, ma anche la nascita della Chiesa e le gesta dell’Apostolo delle genti fino alla sua prigionia a Roma. Conosceva sicuramente i vangeli redatti da Matteo e Marco arricchiti da una sua personale ricerca. Il sommo poeta Dante lo definì «scriba della mansuetudine di Cristo», sottolineando la cospicua presenza nel suo Vangelo, degli elementi della mitezza, gioia ed amore di Cristo. Manifesta inoltre una notevole cultura storica e preziosità documentaria con uno stile raffinato e di eccellente qualità. Non si sa nulla di lui da dopo la morte di Paolo né tanto meno che sia morto martire appeso ad un olivo a Patrasso in Grecia. A Padova nella basilica di S. Giustina dentro un’arca sono conservate le sue reliquie sottratte alla distruzione degli iconoclasti. Luca è molto caro alla Tradizione rogazionista perché riporta la pericope del Rogate, la preghiera per le vocazioni, oggetto di analisi accurata da parte di S. Annibale che sottolinea particolarmente il tempo all’imperfetto da lui adoperato nel riferire la continuità, quasi l’insistenza di Cristo, nel raccomandarla. Auguri a tutti coloro che portano il suo nome. P. Angelo Sardone