215. «Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele»

La semina del mattino
215. «Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele» (Lc 2,32).

Preceduto dal suo Messaggero, il Signore, Angelo dell’alleanza, entra nel Tempio per fondere e purificare come il fuoco del fonditore e la lisciva dei lavandai. La sua è offerta di giustizia a Dio. Avendo assunto la natura umana col sangue e la carne, in tutto simile a noi, Gesù è il sommo sacerdote misericordioso e degno di fede: si prende cura della stirpe di Abramo, soffre personalmente, espia il peccato ed aiuta chi è nella prova. Dopo quaranta giorni dalla nascita, se si trattava di un maschio, la Legge di Jahwé prevedeva la purificazione rituale della donna e la presentazione del figlio al Tempio. Giuseppe e Maria fedeli osservanti della Legge compiono il rito prescritto. Sono accolti con stupore dai vegliardi Anna e Simeone: quest’ultimo benedice il Signore e addita il bambino «salvezza e rovina, luce del mondo, gloria del popolo, segno di contraddizione». A Maria viene anche annunziata la spada dell’acerbo dolore che trafiggerà la sua anima per la perdita e la morte infame del suo Figlio. Giuseppe, silenzioso è spettatore dell’evento che se pure non lo tocca direttamente, lo coinvolge nel grande mistero della salvezza. Oggi si celebra la XXV «Giornata mondiale della vita consacrata», un dono che arricchisce la Chiesa con la molteplicità dei carismi e l’edificazione di tante esistenze umane votate al servizio dei fratelli nei più diversi campi di apostolato e di testimonianza di vita cristiana tendente alla perfezione. Chiedo una preghiera per noi religiosi e religiose chiamati ad essere luce, ad appartenere a Dio sommamente amato ed a curare e servire generosamente i fratelli con la grandezza del suo amore ed un comportamento esemplare. P. Angelo Sardone