La semina del mattino
236. «Quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto» (Mt 6,17).
La Quaresima è come un cammino di intenso allenamento spirituale. Essa richiama i quaranta giorni di digiuno vissuti da Gesù nel deserto prima di intraprendere la sua missione pubblica. Tra le pratiche penitenziali riportate dalla tradizione biblica e cristiana e proposte dalla Liturgia, vi è il digiuno, sia personale che comunitario che, mentre mortifica l’egoismo, fa aprire il cuore all’amore di Dio e del prossimo. In tutte le grandi esperienze religiose occupa un posto importante. Digiuno ed astinenza hanno significato se sono collegati con un impegno serio e maturo di crescita nella vita di fede e di carità e se sono associati all’ascolto ed alla meditazione della Parola di Dio, ad una partecipazione più intensa alla vita liturgica, ad iniziative di preghiera e di servizio soprattutto ai poveri. Si inserisce nella relazione tra corporeità e spiritualità. Nei riti cultuali era considerato mezzo per allontanare la sventura, non motivo etico di ascesi. In dimensione di fede cristiana, facilita la relazione tra la creatura peccatrice ed il Creatore, buono e misericordioso. «Il digiuno è la pace del corpo, la forza delle menti, il vigore delle anime» (S. Pietro Crisologo). San Basilio insegnava che «il digiuno è stato ordinato in Paradiso, e il primo comando in tal senso è stato dato ad Adamo. Non devi mangiare è, dunque, la legge del digiuno e dell’astinenza». Col digiuno chi crede obbedisce a Dio ed a Lui si sottomette umilmente, proclamando la sua gloria ed accogliendo la sua misericordia. P. Angelo Sardone