338. «Coloro che commettono il peccato e l’ingiustizia sono nemici di se stessi»

_La semina del mattino_
*338. «Coloro che commettono il peccato e l’ingiustizia sono nemici di se stessi» (Tb 12,10).*

Terminate le feste nuziali, Tobi raccomanda al figlio Tobia di *ricompensare in maniera adeguata il compagno di viaggio,* donandogli la metà dei beni riportati dalla Media. Essi sono ignari che si tratti di un angelo e non di un accompagnatore comune. _*Ci pensa lo stesso Raffaele a dichiarare la sua entità*_ chiamandoli tutti e due in disparte e parlando loro apertamente. *È uno dei sette angeli che stanno sempre al cospetto del Signore e sono pronti ad ogni suo cenno.* Il suo insegnamento è molto eloquente. Li invita a benedire Dio, a fare conoscere a tutti le opere di Dio e a ringraziarlo, a fare sempre il bene per avere la garanzia di non essere colpiti dal male, a pregare con il digiuno, l’elemosina e la giustizia. Coloro che fanno l’elemosina, infatti, hanno lunga vita perché questo gesto di carità salva dalla morte e purifica dal peccato. L’attestato della preghiera comune di Tobia e Sara è presentato a Dio proprio dagli Angeli, *valenti intercessori,* come l’azione del seppellire i morti da parte di Tobi. L’amore per se stessi porta ad evitare di compiere il male e l’ingiustizia perché questi atti nuocciono al bene personale e comunitario. La presenza degli angeli nella vita dei cristiani deve essere ben compresa ed accolta. Oggi sembra prevalere una *mania pericolosa di devozionismo verso gli angeli,* attestata da comportamenti pseudo-religiosi che si intersecano facilmente con *devozione e superstizione,* _richiesta di grazie e vita in peccato,_ tradendo la vera identità e funzione di questi spiriti celesti che sono accanto all’uomo non per loro iniziativa ma per volontà di Dio che tutto volge al bene. _P. Angelo Sardone_