383. «Mosè stese la mano sul mare; le acque si divisero» (Es 14,21)

_La semina del mattino_

*383. «Mosè stese la mano sul mare; le acque si divisero» (Es 14,21).*

Il passaggio del Mar Rosso è un evento straordinario che il Signore opera per attuare la liberazione definitiva del popolo d’Israele dall’Egitto. *La morte dei primogeniti* aveva convinto il Faraone a lasciare andare gli Ebrei e liberarsi di loro, vista la tragedia che si era abbattuta sul suo popolo, colpendo direttamente anche la sua famiglia. Ma come le altre volte si pentì e cercò di correre ai ripari inviando il suo esercito con carri e cavalieri. Intanto per ordine del Signore, Mosè levò il suo bastone sulle acque del Mar Rosso ed _*esse si aprirono con un argine come un muro a destra e sinistra rendendo asciutto e percorribile il terreno*_. Gli Israeliti lo passarono mentre i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono travolti dalle acque del mare che si ricomposero al comando di Mosè. Non ne scampò neppure uno. Gli studiosi affermano che non è possibile determinare il luogo ed il modo di questo grande avvenimento che ai testimoni apparve come un intervento prodigioso di Jahwé e rientra nella fede del popolo come un punto fondamentale. Probabilmente non si tratta del golfo di Suez ma del cosiddetto “_*mare dei giunchi*_” uno dei laghi presso il mar Mediterraneo sulla costa settentrionale dell’istmo di Suez. Il battesimo cristiano si pone in analogia con questo dato biblico e significa il passaggio dalla situazione di peccato alla grazia, attraverso l’acqua che è sinonimo di liberazione e salvezza. _P. Angelo Sardone_