La semina del mattino
397. «Mosè è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa» (Nm 12,7).
Non poteva esserci elogio più grande riferito ad un uomo, soprattutto per il fatto che è Dio stesso a tesserlo! Il Libro dei Numeri, il quarto del Pentateuco, propone ad integrazione del libro dell’Esodo, avvenimenti, fatti e parole che segnano il cammino del popolo nel deserto sotto la guida di Mosè. Il testo sacro lo descrive come la persona più umile della terra. Mosè è fortemente contestato, ma Dio chiarisce che è lui l’uomo di sua fiducia in tutto Israele, che lo contempla in visione e parla con lui bocca a bocca. È sfrontatezza parlare contro di lui, perché ciò significa parlare contro Dio stesso. In questa situazione non se ne salva alcuno, compreso anche chi è di famiglia come il fratello Aronne e la sorella Maria che si ritrova malata di lebbra per aver osato mormorare e prendersela col fratello, rivendicando una autorità simile alla sua. Il Signore non fa mai le cose a metà ed è preciso e chiaro nelle sue indicazioni e nelle sue scelte. Il ruolo di Mosè e la sua autorità sono indiscusse: è Dio che l’ha scelto ed è Dio che lo conduce anche attraverso scelte che agli occhi degli uomini possono essere opinabili. Questo concetto sarà ripreso da Davide quando canterà: «Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti» (Sal 104,15). Talora capita che con facilità e leggerezza ci si lasci andare in critiche spropositate e discutibili verso chi guida il popolo nel sentiero della fede, a cominciare dal Papa e dai Vescovi, quasi che fossero persone qualsiasi che abbiano brigato per essere a quel posto o non sanno quello che dicono e fanno. Dio ci guardi da questi super cristiani! P. Angelo Sardone