527. «Sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi»

La semina del mattino

527. «Sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi» (Sir 48,10).

Il ruolo dei profeti è sempre scomodo. La loro stessa identità espressa nel nome lo giustifica: sono “portaparole” di Dio, sia di quelle esaltanti che di quelle correttive che possono arrecare dispiacere e suonare come rimproveri. E ciò vale per ogni epoca storica e per il profeta di turno acclarato e riconosciuto come tale, che non va confuso con quei vecchi corvi che gracchiano “parole di sventura”. Elia, è definito dalla stessa Sacra Scrittura profeta di fuoco, non solo perché per tre vote fece scendere il fuoco, ma soprattutto perché le sue azioni e le parole che adoperava erano arse di santo zelo. Le sue gesta sono riportate in entrambi i Libri dei Re. Decisive sono le sue parole contro i profeti di Baal, il re Acab e la perfida moglie Gezabele che aveva fatto uccidere Nabot per impossessarsi della sua vigna. Dolci e rassicuranti quelle nei confronti della vedova di Zarepta in Fenicia e la fiducia negli interventi di Dio che mette fine alla siccità con una pioggia abbondante. Il ruolo del profeta è anche quello di intermediario tra l’uomo e Dio proprio in forza della sua speciale vocazione che interiormente o esteriormente lo rende confidente di Dio ed ascoltatore della sua Parola. Il profeta di ieri, come quello di oggi, può risultare scomodo soprattutto quando con la sua parola ferma e decisa scuote le coscienze annacquate e quelle in letargo spirituale, divenute insensibili ad ogni serio richiamo, pedagogico e catartico. P. Angelo Sardone