_La semina del mattino_
*55. «Abbiamo lavorato duramente notte e giorno» (2Ts 3,8).*
Lavoro ed ingegno qualificano la vita dell’uomo perché gli consentono di procurare molti beni con l’iniziativa ed il vigore delle proprie forze. Col lavoro l’uomo presta il servizio alla società, prolunga l’opera del Creatore, si rende utile agli altri e contribuisce alla realizzazione del piano di Dio nella storia. Il lavoro nobilita l’uomo e gli offre la possibilità di esprimere quanto la natura gli ha dato in ingegno, capacità, doni e carismi. Gli inizi della Creazione, dopo il peccato, sono segnati dall’ingiunzione di Dio: «_*con dolore trarrai cibo dalla terra; col sudore del tuo volto mangerai il pane*_» (Gen 3,17.19). *Se non si lavora non si mangia*. Non si tratta semplicemente di un aforisma o di una frase ad effetto del Magistero di S. Paolo, ma di una _*verità valida per tutti i tempi e per chiunque*_. La mancanza del lavoro o il rifuggire da esso crea _disagio, disordine, agitazione, smoderatezza di vita, parassitismo, oziosa dipendenza_. Il pane va guadagnato lavorando con tranquillità. Le situazioni e le condizioni odierne, nelle quali per via dell’emergenza sanitaria e delle sue conseguenze, tanti hanno perduto il lavoro, per molti altri, soprattutto giovani, non ci sono possibilità concrete di impiego, nonostante gli studi, la disponibilità e il bisogno, *sembrano impedire questa esigenza naturale*. Il lavoro concentrato nelle mani e nel potere di pochi crea _*grave scandalo e sperequazione*_. La *Dottrina Sociale della Chiesa* ha sempre salvaguardato e promosso la necessità del lavoro per tutti, per la piena dignità all’uomo e la comune prosperità. _P. Angelo Sardone_