La semina del mattino
565. «Àlzati e ungilo: è lui!» (1Sam 16,12).
È sommamente importante la fedeltà a Dio e l’obbedienza a Lui. Dio non ammette sconti né intemperanze da parte dei disobbedienti. Dopo il ripudio di Saul determinato dal fatto che non aveva messo in pratica quanto il Signore gli aveva ordinato dopo la vittoria sugli Amaleciti, Jahwé confida a Samuele che un altro regnerà al posto di Saul. Il profeta va a Betlemme dove abita Jesse che ha tanti figli: uno di loro, su indicazione precisa di Dio, sarà il nuovo re di Israele. Ad uno ad uno passano davanti al profeta i sette figli di Jesse, ma su nessuno di loro si manifesta la scelta di Dio. Anzi, proprio per indicargli che è Lui che sceglie con criteri molto diversi da quelli umani, invita il profeta a non lasciarsi abbagliare dalla prestanza fisica, dalla statura, ma di imparare da Dio che non guarda l’apparenza ma il cuore. Quando giunge finalmente Davide, un ragazzo appena, fulvo di capelli e di bell’aspetto, che pascolava il gregge ed era fuori della portata di una positiva valutazione del padre, senza alcun indugio il profeta lo unge re. Le scelte di Dio spesso contrastano con quelle umane legate alla simpatia, al costume sociale fortemente abbagliato da ciò che esternamente appare. I pensieri di Dio sono molto diversi da quelli umani e le sue valutazioni partono e guardano sempre il cuore, l’intimità, il valore prezioso della interiorità, non sempre apparente ma pure viva ed efficace. P. Angelo Sardone