La semina del mattino
656. Lunedì di Pasqua.
«Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere» (At 2,24). La Pasqua è un giorno senza tramonto. Liturgicamente è la fonte da cui scaturiscono insieme con i giorni santi, tutti i giorni che compongono l’anno e che cantano la gloria di Dio ed il suo amore per gli uomini. Come nella mentalità e prassi ebraica, le grandi feste cristiane durano un’intera settimana. Ecco perché la Pasqua si prolunga nella sua ottava per i prossimi giorni che sono caratterizzati dalla stessa preghiera nella Liturgia delle ore, dalla proclamazione del “Gloria” nella S. Messa e da un particolare clima gioioso. L’intento è quello di sottolineare la grandezza e la centralità del mistero della risurrezione di Cristo, base stessa della fede cristiana che non avrebbe senso se non a partire da questo evento. La risurrezione è un fatto storico, verificato ed accertato prima di tutto dalla tomba vuota, dalle numerose apparizioni di Gesù e dalle annotazioni storico-teologiche degli evangelisti e dagli apostoli, i testimoni della risurrezione. Gesù ne aveva parlato esplicitamente diverse volte, anche se solamente dopo la Pentecoste cominciò ad essere oggetto di fede. Essa afferma la divinità di Gesù: la coglie la fede, non l’osservazione del fatto. La morte non fu in grado di tenere Cristo sotto il suo potere: il Padre lo ha risuscitato facendo in modo che portasse a termine il mistero della redenzione. Il risorto libera dal potere di Satana e dalla morte e trasferisce nel regno del Padre. Tradizionalmente questo giorno viene detto “pasquetta”, cioè prolungamento della Pasqua o “lunedì dell’Angelo”, perché si ricorda l’incontro dell’Angelo con le donne giunte al sepolcro di Gesù. P. Angelo Sardone