879. «Andiamo incontro al Cristo che viene» (Colletta).
Il nuovo Anno Liturgico comincia oggi col tempo forte di Avvento che si configura come tempo di attesa, di conversione e di speranza. Si fa memoria della prima venuta di Gesù nella sua carne mortale, nella prospettiva della venuta definitiva alla fine dei tempi. Si ascolta il ricorrente invito alla conversione, al cambiamento di mentalità e di vita, particolarmente sulla scorta degli insegnamenti di Giovanni Battista. Ci si lascia avvolgere dalla speranza che ciò che Gesù ha operato con la salvezza del genere umano, nonostante le avverse e preoccupanti situazioni di oggi, si traduce in certezza di vita. Il mistero del Natale di Gesù viene così preceduto e preparato da un tempo di quattro settimane ricco della Parola di Dio, della testimonianza dei profeti e di simbologia che presenta l’evento e le sue mirabili conseguenze. Nell’Ebraismo l’attesa del Messia era concreta e si celebrava attraverso la liturgia antica, soprattutto con la preghiera dei Salmi di cui dieci propriamente messianici. Uno dei primi segni evidenziati da Isaia, il grande profeta dell’Avvento, é il “germoglio di Davide”, titolo applicato al Messia discendente della famiglia del grande re e profeta. Il termine è usato anche da altri profeti. Da un tronco morto spunta un piccolo germoglio, un virgulto che cresce e diventa un ramoscello. Dello stesso significato è un altro termine ebraico, nēzer, «rampollo», un ramoscello tenero che diventa un grande albero che riempie tutta la terra. La parola richiama nazeroth e Nazareno, il nome col quale era riconosciuto e chiamato Gesù. Germoglio significa re ideale, servo di Dio, sacerdote. La ricchezza simbolica è di grande aiuto. Il nutrimento giornaliero della Parola di Dio indicherà il percorso più adatto per andare incontro al Signore. Buon cammino di Avvento. P. Angelo Sardone