La semina del mattino
992. «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio» (2Sam 7,14).
La celebre profezia di Natan si applica anche a Giuseppe, sposo di Maria di Nazaret, la cui festa liturgica si celebra oggi. Uomo giusto, della Casa di Davide, di mestiere falegname e di origine betlemita, aveva sposato Maria con la quale abitava a Nazaret. Segna la conclusione dell’Antico Testamento: in lui i patriarchi e i profeti conseguono il frutto promesso, Gesù. Il suo nome e la sua vicenda di vita sono riportati nei Vangeli dell’infanzia di Gesù, presente alla nascita di Cristo, alla sua circoncisione, alla perdita nel tempio ed al suo ritrovamento. A lui Dio «affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi» (Pio IX): Gesù e Maria; fu depositario insieme con la sua sposa del mistero nascosto nei secoli e rivelato da Dio. Il servizio della sua paternità si fonda giuridicamente sul matrimonio con Maria, con l’autorità di imporre il nome al figlio, col “cuore di Padre” (Francesco). La sua dignità è grande: fu custode di Maria e, nell’opinione degli uomini, padre del Figlio di Dio, Gesù che a lui fu sottomesso, gli «obbediva e gli prestava quell’onore e quella riverenza che i figli debbono al loro padre» (Leone XIII). La sua caratteristica è il silenzio ed il nascondimento: per questo in modo particolare da S. Annibale M. Di Francia viene invocato come «patrono della vita interiore». Egli affermava che bisogna manifestare nei suoi confronti una devozione tenera, semplice ed ingenua; occorre pregarlo col cuore ed insistentemente. S. Giuseppe è il patrono della Chiesa cattolica e della buona morte, avendo concluso la sua vita presente Gesù e Maria. Auguri a tutti coloro che portano il suo nome. P. Angelo Sardone