IV domenica di Quaresima. Il Signore allontana dal popolo d’Israele l’infamia e, seppure nella steppa, fa mangiare i prodotti della terra di Canaan, assicurando l’abbondanza dei frutti. La parabola del Padre misericordioso e dei due figli racconta la situazione di allontanamento da Dio col peccato, l’orgoglio, la testardaggine, il desiderio di voler agire a proprio modo, incuranti della sua paterna abituale tenerezza. Il ritorno a casa del più giovane, a seguito di un serio ripensamento, nella prostrazione e nella necessità del pane, segna la conclusione del dramma della scomposizione della propria identità combattuta tra il desiderio di libertà, il ripiegamento compensatorio su se stesso, il proprio corpo, la propria dignità devastata dal peccato. Comincia una vita nuova con una identità nuova conferita dal Padre col segno dei sandali, l’anello, il vitello ammazzato, la festa. L’altro figlio sempre vicino ma prodigo anch’egli, non comprende, critica e prende le distanze, dubitando della reale conversione e dell’inizio di una vita nuova del fratello. Chi è in Cristo, per mezzo della riconciliazione, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate: ne nascono continuamente di nuove. A noi sacerdoti Dio ha affidato il servizio della Parola ed il prezioso ministero della riconciliazione, costituendoci ambasciatori di una grazia sovrabbondante, a fronte dell’abbondante peccato. P. Angelo Sardone.